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Tuesday, February 3, 2015

Biografie / Adolfo Rossi

ADOLFO  ROSSI. Nato nel 1857 da famiglia borghese (i genitori erano impiegati in pretura) a Valdentro, frazione di Lendinara, fu battezzato nella chiesa di Villanova del Ghebbo, come risulta dai registri dell'archivio parrocchiale e rimasto intatto dal Concilio di Trento ad oggi. Nella comunità parrocchiale di Villanova trascorre la prima infanzia come racconta lui stesso in una sua inchiesta giornalistica sul Polesine. La località Valdentro infatti gravita, come comunità, più su Villanova del Ghebbo da cui è separata solo dal naviglio Adigetto, che su Lendinara che dista circa cinque chilometri o Fratta Polesine cui sarebbe più vicina distando circa 2 chilometri. Del resto l'antica casa avita dei Rossi era a Villanova del Ghebbo. Dopo un breve soggiorno ad Occhiobello si trasferì nel 1864 a Lendinaradove fu pupillo di Alberto Mario, il braccio destro di Garibaldi nella spedizione dei Mille
Era impiegato postale a Rovigo quando lasciò il Polesine nel 1879, diretto a New York dove, dopo aver sperimentato diversi lavori, iniziò a fare il giornalista per  Il Progresso Italo-Americano. Qui apprese lo stile americano, stringato e con pochi aggettivi, di giornalista che verifica sempre di persona, ben diverso da quello italiano degli stessi anni. Al suo ritorno in Italia fu apprezzato come giornalista e scrittore e diventa inviato di guerra per Il Corriere della Sera. Segue gli scontri in prima linea e telegrafa gli articoli già pronti per la stampa, richiedendo espressamente che non venissero revisionati dai redattori. È tra i primi a denunciare l'eccidio degli armeni da parte della Turchia durante la guerra greco-turca e per questo viene espulso da Istanbul.
Realizza poi delle inchieste, la prima sulla miseria della campagna polesana, suo luogo di nascita. Successivamente fu inviato dal giornale romano La Tribuna per indagare sulle condizioni sociali della Sicilia, nel momento di crisi politica creato dalla questione dei Fasci Siciliani dei Lavoratori, in ottobre 1893. In seguito viene mandato in Eritrea, per studiare sul vivo la politica coloniale di Crispi, che il giornale sosteneva, ma le sue denunce gli causarono di nuovo l'espulsione dal paese ma dopo le tragiche sconfitte delle forze italiane il primo ministro Crispi lo convocò per sentire dalla sua viva voce le sue critiche all'operato e all'organizzazione dell'esercito italiano in Eritrea.
Nel frattempo aveva raggiunto il ruolo di redattore capo del Corriere della Sera, ma nel 1901 abbandona il giornalismo e diventa studioso di immigrazione attraverso la carica di Ispettore viaggiante del Commissariato sull'Emigrazione Nazionale, istituito nello stesso anno. Effettua quattro ispezioni: in Brasile, in Sudafrica, negli Stati Uniti d'America e in Argentina
Le sue denunce sulle condizioni di vita degli immigrati italiani all'estero sono sempre aspre e senza censure, più volte affermerà questa è "l'Italia della vergogna". Gli effetti del suo lavoro saranno notevoli, a seguito della sua prima ispezione verrà promulgato il decreto Prinetti, che ha annullato la possibilità per il Brasile di "offrire" gratuitamente il viaggio d'andata agli immigrati italiani.
Nel 1908 diventa diplomatico, nonostante non fosse in possesso di alcun titolo di studio accademico e il ricorso presentato da alcuni suoi colleghi contro la sua nomina, ricorso rigettato dal Ministero. Francesco Saverio Nitti che ne assume le difese sostenendone l'assoluta competenza ed esperienza maturate all'estero prima come emigrante e poi come giornalista.
Morì a Buenos Aires nel 1921, mentre ricopriva la prestigiosa carica di Ministro Plenipotenziario per l'Italia. Trasportato in Italia con nave militare fu sepolto con funerale di stato a Lendinara accanto ad Alberto Mario.
(da Wikipedia.it)
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Giampaolo Romanato ha dedicato un libro a Rossi intitolato: 
"L'Italia della Vergogna nelle cronache di Adolfo Rossi". 
(Longo Editore, Ravenna. 2010, pagine 452)

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